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Intervista a Mattia Gasparin allenatore U16

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Il Valsugana Rugby Padova intervista Mattia Gasparin, allenatore dell’ U16.

Mattia Gasparin arriva al Valsugana Rugby Padova all’inizio di giugno 2016, in punta di piedi, inatteso ultimo tassello che ha definito l’organizzazione della struttura tecnica del Valsugana Rugby Padova.

Avessi dovuto dire un difetto che Mattia mi sembrava avesse, era forse la mancanza di cattiveria. Se poi è un difetto, nello sport come nella vita.
Come allenatore ha espresso carattere ed educazione che unite a grinta e determinazione ne stanno facendo un tecnico apprezzato.

E’ una persona seria che sta lavorando bene e che guarda in prospettiva sia il proprio impegno tecnico che quello dei giovani atleti a disposizione.

D: COME E’ COMINCIATO IL SUO AMORE PER IL RUGBY?

R: Molto semplicemente tramite un compagno di scuola media che mi ha portato con lui ad allenamento. Giocavo a pallacanestro.

D: COS’ERA IL RUGBY NELLA TUA CAMERA DA BAMBINO?

R: Una foto di Stu Wilson, ala degli All Blacks.

D: QUALI SONO IL RICORDO PIU’ BELLO E QUELLO PIU’ BRUTTO DELLA SUA ESPERIENZA RUGBYSTICA?

R: Il più brutto certamente il grave infortunio subito a Cecina durante la finale under 14 del campionato italiano nel 1973. Il più bello la vittoria del campionato italiano under 17 come allenatore del Petrarca. Ma anche l’esordio in prima squadra in Coppa Italia, sempre con il Petrarca. Avevo 16 anni e fu Marcello Fronda a chiamarmi.

D: PER QUALE MOTIVO HAI DECISO DI FARE L’ALLENATORE?

R: Per la grande passione che ho sempre avuto per uno sport che è un concentrato della vita.

D: QUAL’E’ L’ALLENATORE DAL QUALE HAI IMPARATO DI PIU’?

R: Sono tre: Guy Pardies, Nini Dolfin e Vittorio Munari.

D: QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI IN QUESTA ATTIVITA’?

R: Mi piacerebbe allenare una squadra senior che disputa un campionato di eccellenza\serie A, anche come aiuto allenatore.

D: COM’E’ AVVENUTO IL TUO CONTATTO CON IL VALSUGANA?

R: Per un ex giocatore di rugby in ogni club padovano c’è qualcuno che conosci più o meno bene. 3\4 anni fa mio figlio Brando ha giocato al Valsugana per due stagioni, allenato da Andrea Magosso e Lallo, due grandi persone. Con Fabio Beraldin ci conosciamo da tanto, Polla Roux è stata una conoscenza fatta in campo quando lui si è occupato del CDF, ed ho avuto subito una forte ammirazione per lui. Anche Sandro Battistin è persona che conosco da molto tempo, e proprio lui mi aveva chiesto di allenare il Valsu qualche anno fa, si parlava della under 18. Ho detto di no e sono tornato al Petrarca.

D: COSA CONOSCEVI DELL’AMBIENTE DEL VALSUGANA RUGBY PADOVA?

R: Conoscevo la serietà del progetto educativo\formativo, conoscevo qualche genitore, conoscevo il Presidente, conoscevo il livello tecnico dei giocatori, soprattutto degli Junior.

D: COME TI TROVI AL VALSUGANA RUGBY PADOVA?

R: Molto Bene. Ho trovato un ambiente sereno, facile ed accogliente. Ho trovato molte persone dedite ad aiutare il club in maniera disinteressata. Ho trovato un’ottima organizzazione in una situazione logistica non facile.

D: CHI E’ LA PERSONA CHE TI HA COLPITO SUBITO AL VALSUGANA RUGBY PADOVA?

R: Polla Roux, c’è solo da imparare in campo e fuori campo, ed è la persona con cui ho più contatti. Andrea Magosso e Lallo perchè sono stati accoglienti ed entusiasmanti con mio figlio che ha amato ed ama il rugby per merito loro, non mio.

D: COM’E’ IL TUO RAPPORTO CON LO STAFF TECNICO DEL VALSUGANA?

R: Mi sembra buono. Scambiamo qualche chiacchiera in spogliatoio, ci organizziamo in campo per gestire gli spazi e per concordare qualche allenamento congiunto. Tutto bene.

D: LA SQUADRA E GLI ATLETI TUTTI NUOVI: LA DIFFICOLTA’ MAGGIORE ED I PREGI MAGGIORI?

R: Non è mai facile prendere un gruppo nuovo, abituato con altri allenatori e con altri metodi. Tra me ed il precedente allenatore della under 16 credo ci sia una differenza enorme sulla metodologia di lavoro e sulla gestione del rapporto con i singoli giocatori. La difficoltà maggiore è stata quella di inserirsi con il proprio metodo senza sconvolgere il metodo cui i ragazzi erano abituati e le loro stesse abitudini. I ragazzi si sono però offerti, forse con qualche piccolo pregiudizio, e si sono fidati della proposta tecnica che avevo intenzione di offrire loro. In ciò hanno dimostrato grande capacità di adattamento. Il difficile è fare in modo che tutti siano contenti. Saranno loro a dire se ce l’abbiamo fatta.

D: LE DECISIONI LE PRENDI DA SOLO O LE CONDIVIDI?

R: Condivido con i due “Marco”, i miei due preziosi aiuti, tutte le problematiche. Poi qualcuno che decide deve esserci, e questo lo faccio io visto che sono l’Head Coach.

D: DOVE PUO’ ARRIVARE QUESTO GRUPPO?

R: Questo gruppo può arrivare dove decide di voler arrivare. In questo momento serve tanto cuore e tanta testa. Per quest’ultima io posso ancora metterci del mio. Per il cuore ognuno deve fare i conti con il suo.

ValsuStaff

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