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Intervista a Giorgio da Lozzo

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Il Valsugana Rugby Padova intervista Giorgio Da Lozzo.

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Non esiste alcuna bacchetta magica che spieghi i progressi e successi sportivi delle squadre del Valsugana Rugby Padova; paga invece la programmazione per la formazione dei tecnici che lavorano con i nostri ragazzi ed atleti, con obiettivi chiari da raggiungere e la vision a cui ispirarsi, considerando che il bene dell’atleta viene prima di tutto.
Nel ricerca costante di formare i nostri tecnici, da due anni il Valsugana Rugby Padova si avvale della consulenza di Giorgio Da Lozzo, preparatore atletico del Mogliano Rugby, Dottore di Ricerca in Scienze dell’Esercizio Fisico e del Movimento Umano e responsabile tecnico del Centro Studi e Ricerche Applicate al Rugby dell’Università di Verona, che con la sua consulenza bismensile imposta, coordina e verifica il lavoro del team dei preparatori atletici della nostra società che quest’anno consta ben 5 elementi.
E’ una persona silenziosa e disponibile, precisa e chiara, gentile ma ferrea nel confrontarsi sia con il proprio team che con i diversi coach, che ha accettato ben volentieri questa intervista.

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D: Allora Giorgio, vorremmo cominciare conoscendo i motivi che ti hanno spinto ad intraprendere la carriera da preparatore atletico?

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R: Devo ammettere che è stato quasi per “caso”: stavo terminando il mio percorso di studi in Scienze Motorie presso l’Università di Padova ed ero indirizzato principalmente verso la rieducazione funzionale, il recupero dagli infortuni e il riequilibrio posturale. Sennonché il mio allenatore di allora, Fabio Coppo (ho giocato nelle giovanili del Benetton Treviso e poi ho continuato a livello seniores nel Cus Padova), mi propose di aiutarlo nella preparazione fisica della squadra per la stagione successiva. Non avevo mai pensato seriamente ad intraprendere questa “carriera”. Ho accettato con curiosità e con qualche timore, ma già solo dopo qualche settimana ho scoperto di amare profondamente questo lavoro, così vario e di grande complessità, e che mi ha permesso di coniugare le mie due grandi passioni, il rugby e l’utilizzo razionale del movimento.

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D:Come ti approcci al tuo lavoro e quali sono le tue priorità?

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R: Penso che l’obiettivo principale del mio lavoro sia di permettere all’atleta di competere al meglio delle sue possibilità. Perciò cerco di approfondire il più possibile le caratteristiche dello sport in questione (modello prestativo) attraverso lo studio della letteratura scientifica che è stata prodotta sull’argomento. Quindi definisco delle priorità di lavoro, in considerazione anche delle caratteristiche specifiche dei miei atleti e cerco di strutturare un programma preciso per il loro sviluppo. Cerco di avere un approccio molto razionale ed organizzato, perché penso che sia l’unico modo di ottenere dei risultati efficaci e duraturi nel tempo. Inoltre definire delle priorità di lavoro mi permette di concentrarmi maggiormente su pochi aspetti, privilegiando la qualità e l’efficacia del lavoro, piuttosto che la quantità e il volume.

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D: Quanto conta la preparazione atletica nella prevenzione degli infortuni, considerato che anche nel campo dilettantistico l’impegno agonistico è sempre più elevato?

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R: Micheal Boyle, uno dei più importanti autori sulle tematiche dell’allenamento sostiene che pensare che la preparazione fisica possa prevenire gli infortuni è un dare troppo credito al nostro lavoro, tuttalpiù possiamo (e dobbiamo) porci l’obiettivo di ridurne l’incidenza. Non ha tutti i torti: il nostro sport presenta un alto rischio di infortuni imprevisti di natura traumatica (da contatto) che sono per loro natura molto difficili da prevenire. Tuttavia una preparazione fisica razionale può ridurre il numero di questi infortuni, migliorando l’esecuzione tecnica dei gesti specifici (es cambio di direzione), stabilizzando le articolazioni maggiormente coinvolte (es. spalle) e riducendo al minimo gli effetti negativi della fatica. Inoltre una adeguata educazione “sportiva” permette di far comprendere meglio agli atleti l’importanza, anche in ambito preventivo, del riposo adeguato e della corretta alimentazione. Aspetti, quest’ultimi, fondamentali anche per degli atleti dilettanti, come in nostri.

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D: Come ti sei avvicinato al Valsugana Rugby Padova e qual è il tuo giudizio dopo questi anni di collaborazione?

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R: Nel 2014 Polla Roux, con cui avevo già collaborato negli anni precedenti con il Rugby Rovigo, mi ha contattato proponendomi, nel contesto del Centro Rugby dell’Università di Verona, una consulenza nell’ambito della preparazione fisica al Valsugana. Conoscevo già il Valsugana e sapevo che negli ultimi anni aveva fatto un grande lavoro di sviluppo nell’ambito delle giovanili. Tuttavia sono rimasto davvero impressionato dalla “cultura” del club: il Valsugana ha saputo darsi una mission, una serie di obiettivi, e sembra davvero che tutti lavorino per perseguire quegli obiettivi. Tutti gli operatori dimostrano di essere parte di un progetto comune e sono motivati a lavorare al loro meglio. È una cosa davvero rara in Italia ed è certamente uno dei maggiori punti di forza della Società.

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D: QUAL’è Il tuo rapporto con il team dei preparatori atletici com’ è organizzato?

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R: Ci sono due momenti di incontro e confronto ogni mese. Abbiamo una riunione periodica di staff in cui analizziamo insieme la programmazione del lavoro, verifichiamo quanto svolto nel mese precedente e definiamo gli obiettivi per il mese successivo (nel contesto di una programmazione annuale e in armonia con gli obiettivi generali definiti ad inizio stagione). Sono riunioni in cui cerco di stimolare la comunicazione tra tutti i preparatori, invitandoli a proporre problemi e condividere possibili soluzioni, cercando di favorire la crescita professionale di ognuno.
Un secondo momento è quello del tutoring in campo o in palestra: cerco di osservare (in disparte) i preparatori fisici mentre lavorano. Al termine della seduta, discutiamo degli obiettivi che si erano posti e se pensano di averli raggiunti. Io cerco di dare il mio contributo condividendo con loro l’esperienza che ho accumulato negli anni di lavoro in campo e attraverso i miei studi. Non cerco di imporre il mio punto di vista ma cerco di proporre degli strumenti che il preparatore può utilizzare per risolvere al meglio delle possibili problematiche.
Infine vi sono dei momenti formativi. Dei “workshop” teorico-pratici in cui trattiamo un argomento di preparazione fisica specifica: ne analizziamo le caratteristiche e cerchiamo di definire le modalità ottimali di sviluppo (mezzi e metodi).

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D: Utilizzi strumenti per monitorare lo sviluppo degli atleti e di conseguenza valutare i risultati del tuo lavoro?

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R: Abbiamo definito una batteria di valutazioni funzionali che somministriamo periodicamente ai ragazzi del settore juniores e seniores, sia maschile che femminile. Sono dei test fisici che mirano a valutare il livello di resistenza ed efficienza generale, la forza e potenza degli arti superiori e inferiori, la velocità. Sono degli utili strumenti per valutare l’efficacia nel breve periodo del nostro lavoro, permettendoci, eventualmente, di rimodulare l’intervento per garantire una migliore efficacia. Inoltre, essendo utilizzati per tutte le squadre a partire dall’under 12, ci permetteranno di valutare lo sviluppo nel tempo di quelle caratteristiche nei nostri ragazzi.

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D: Quanto conta il rapporto tra allenatore e preparatore atletico?

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R: È importantissimo! Entrambi lavorano, in modo diverso, sullo stesso soggetto (il giocatore) e la loro attività, per produrre il massimo degli effetti, deve essere coordinata e sinergica. Io invito sempre i nostri preparatori atletici a perseguire un dialogo costante con gli allenatori: condividere idee e obiettivi porta al miglioramento di entrambi, con grande beneficio della qualità del lavoro. Inoltre, uno staff coeso e con obiettivi comuni chiari, fa percepire chiaramente al giocatore di essere al centro di un serio e razionale progetto di sviluppo.

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D: Per migliorare cosa serve a questa società piccola ma con tanta voglia di crescere?

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R: Il Valsu si sta muovendo nella direzione giusta. Ha puntato molto sulla crescita qualitativa (e numerica) delle sue risorse umane, componente essenziale per poter progettare qualsiasi programma di sviluppo nel tempo. Adesso sta accompagnando questa crescita con un miglioramento delle infrastrutture (Ad esempio la nuova palestra) che sono essenziali per permettere agli operatori di lavorare con efficacia. Devo dire che, anche in questo caso, questa società è all’avanguardia rispetto alle altre realtà del panorama rugbystico italiano.

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D: Che dire Giorgio, sei stato disponibile e chiaro; ti salutiamo e ti auguriamo il meglio per la stagione in corso e per la tua carriera.

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R: Grazie a voi! Anche io auguro al Valsu di avere un maggio ricco di soddisfazioni. Sono certo che il lavoro ben fatto porta buoni frutti. Spero che il vostro prossimo raccolto sia davvero abbondante…

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